QUANDO LA FAMIGLIA SI ALLARGA “RIFLESSIONI SULL’ARRIVO DI UN FRATELLINO” con la psicologa Sara De Virgilio.
Ogni cambiamento rappresenta un’opportunità e una sfida all’interno del nucleo famigliare. Certamente l’arrivo di un nuovo nato comporta lo stravolgimento di alcune abitudini e lo sviluppo di nuove dinamiche relazionali. Spesso le preoccupazioni scaturiscono ancor prima della nascita del bambino.
- Per la mamma, al fine di alleviare le inquietudini, potrebbe essere un buon metodo quello di distribuire i compiti a tutti i famigliari?
Il desiderio di avere un figlio, anche nelle situazioni in cui sia forte ed incombente, molto spesso cela comunque delle ambivalenze. Quale mamma, per esempio, pur desiderando tanto un bambino non abbia avuto, talvolta, paura di non essere all’altezza di prendersene cura?In seguito alla nascita di uno o più figli, si incontrano casi di genitori che vorrebbero averne altri ma rinunciano.
Talvolta ci si identifica nei sentimenti di gelosia del primogenito e nella sua ambivalenza tra il desiderio di avere un fratellino e la paura di essere scalzato dall’amore genitoriale.
Molto più spesso invece, i timori materni riguardano la preoccupazione della gestione della vita più complessa che certamente presenta una futura maternità. La società occidentale attuale offre poche opportunità di aiuto sia pratico che psicologico alle donne che progettano una gravidanza, per quanto riguarda la gestione dei nuovi nati. Spesso i nonni sono giovani e ancora impegnati nell’attività lavorativa, o talvolta sono anziani, per cui non possono offrire il proprio contributo.
Inoltre le fantasie che spesso circolano riguardanti la maternità vorrebbero la mamma come una donna super prestante che sappia sempre gestire ed integrare i diversi ruoli che ricopre (di madre, di moglie, di donna lavoratrice…) senza prendere in considerazione e/o accettare le sue fragilità.
Ecco perché la mamma va aiutata nella gestione del proprio ruolo, sia praticamente attraverso un aiuto volto alla gestione dei bambini e della casa, sia dal punto di vista psichico permettendole di esprimere le proprie emozioni ambivalenti, le fatiche e le difficoltà.
La famiglia perciò ha un ruolo molto importante, come la rete sociale ma anche il confronto con altre mamme che vivono la stessa esperienza.
- Il papà, in questo contesto, che ruolo ha?
Il padre ha una funzione importantissima di sostegno e completamento della mancanza materna per il, o i, figlio/i maggiore/i, in tutto il periodo di preparazione al parto, durante i giorni di degenza in ospedale della mamma e del nuovo nato e nei momenti in cui la mamma ha bisogno di relazionarsi in modo un po’ più esclusivo con il fratellino appena nato.
A lui compete lo stare con il primogenito quando la mamma è in ospedale, ma anche e soprattutto, il più possibile quando la madre è impegnata nell’accudimento del piccolino.
Anche se lavora tutto il giorno, al suo ritorno, l’importanza delle attenzioni che il padre regala al fratello (fratelli) maggiore permette ai bambini di sentirsi impegnati all’interno di una relazione calda e accogliente. La complicità infonde sicurezza e promuove la curiosità e il desiderio di sostenere l’incontro con il fratellino.
L’offerta di sostegno e collaborazione del padre nei confronti della madre aiutano i bambini ad identificarsi ora con il padre ora con la madre, e permettono loro di affrontare con serenità il nuovo evento famigliare, senza sentirsi esclusi o penalizzati.
- Per quanto riguarda il primogenito o i bambini nati precedentemente, durante l’attesa dell’ultimo nato o all’arrivo, quali comportamenti sottendono gelosie, ansie e preoccupazioni?
Fa parte dei desideri infantili “avere un bambino”, tutto per sé. I bambini immaginano di potere realizzare questo desiderio per procura, attraverso la madre. Ecco perché spesso propongono la richiesta di avere un fratellino.
Tuttavia, non appena nasce il fratellino, il primogenito (o i bambini nati precedentemente l’ultimo) si trova ad affrontare una duplice delusione: il fratellino non appartiene a lui, bensì ai genitori e soprattutto egli necessita delle cure e della vicinanza costanti della madre.
La gelosia non è null’altro che la rappresentazione dell’angoscia dell’abbandono.
Tutti i bambini ne fanno esperienza seppur i comportamenti che comunicano la gelosia, siano molto vari.
Talvolta i bambini esprimono comportamenti aggressivi rivolti contro il fratellino che possono essere spesso verbali, attraverso la svalutazione con frasi come “Ma quanto è brutto!”, oppure più raramente fisici.
Talora possono presentarsi comportamenti regressivi, per cui bambini che avevano imparato a controllare gli sfinteri, tornano a farsi la pipì addosso, o pretendono di utilizzare nuovamente il biberon…
La gelosia non è una “colpa” da punire, né un difetto da correggere, anche se il bambino la manifesta in modo molto infantile e regressivo, è una ferita che brucia e va accolta, curata.
Con il tempo, se accompagnato ad affrontare le proprie emozioni, il bambino comprende che le pulsioni aggressive non solo non sono realisticamente distruttive, ma possono convivere con l’amore. Essa è un’esperienza molto arricchente